Scomparsa della simbologia femminile e forzature sensuali nella bellydance
Nella bellydance orientale, meglio nota in Italia come danza del ventre, è da qualche tempo noto come mano a mano vi sia una scomparsa graduale dei concetti, della simbologia femminile e dei reali significati che si celano alle spalle di un ballo artistico apparentemente ormai catalogato come intrattenimento da palco, per feste o peggio ancora, esclusivo per ammaliare e compiacere solo gli uomini.
Un po’ tutta la società si sta spingendo in questa direzione, trafugando ciò che realmente è importante di una qualsivoglia corrente artistica di spessore, ed assottigliandola di contenuti, eliminando concetti ed essenza in modo da renderla maggiormente apprezzabile dalle masse.
Una cosa meno difficile da capire è facilmente più vendibile, pertanto, porta di conseguenza a maggiori ricavi.
Per questo molti balli storici del passato esistono ancora oggi, ma in maniera “ridotta” rispetto alla loro forma originale.
La cultura si diffonde, muta, si mescola, o viene in parte assorbita da altrettante culture così come per le arti, ma con questo, non dovremmo mai sentirci in diritto di distruggerle, eppure, come sta accadendo negli ultimi tempi per quanto riguarda la bellydance, in varie zone occidentali e persino orientali, lo show businness inizia a richiedere sempre con maggiore forza un tipologie di spettacoli superficiali, basati su l’appariscenza delle danzatrici piuttosto che sulla loro bravura, maestria o conoscenza.
Come ballerine che debbono tentare di esprimersi attraverso un tipo di linguaggio prettamente basato sulla donna e sulla relativa femminilità, esse debbono cercare di definire chiavi di lettura che possano infine contribuire alla buona uscita del loro operato in tale senso: non solo rappresentando uno spettacolo nel migliore dei modi, ma trasmettendo anche cultura e sensualità in una simbiosi di equilibrio perfetto.
Eccedere verso una delle due parti è per entrambi i versi sbagliato, ma è proprio questo che rende una danzatrice meritevole e degna di essere ricordata; nel caso contrario otterremo un’artista non completamente finita, che ancora deve prendere forma poiché in fase di formazione artistica e culturale ed ovviamente, il quadro sarà completo solo quando noi stesse lo saremo.
Per sensualità intendiamo naturalmente tutto ciò che va ad aiutare una danzatrice ad avvicinarsi alla propria naturalezza femminile, perché la donna è così e lo è per natura; togliersi di dosso tutto lo stress, la stanchezza, l’oppressione che la vita ci riserva giorno dopo giorno non è affatto impresa facile.
Ma una ballerina di bellydance deve anche essere in grado di fare tutto questo, lasciando in esposizione solamente la sua parte energica e solare ottenendo così il raggiungimento del risultato sperato, riuscendo a distinguere il proprio movimento tecnico da un banale movimento aerobico (significa inoltre imprimere personalità alle proprie movenze).
Per cultura intendiamo invece tutta la parte folklorica, sia pratica che teorica: conoscere significati precisi e nomi di alcuni balli folklorici della bellydance come il Saidi, il Fallahi o il Balladi, risulterà essere molto importante in particolar modo per l’ispirazione, per la costruzione di coreografie, per l’improvvisazione ed insomma un po’ per tutto quanto.
Il panorama folkloristico della bellydance raggruppa centinaia di sotto danze ed è pertanto pressoché infinito, non basta quindi saper muovere i fianchi o addobbarsi con monetine o reggiseni all’ultima moda da bazar orientale per essere definite danzatrici formate di bellydance a tutti gli effetti, occorrono disciplina e studio, ma inoltre occorre moltissimo desiderio di conoscere gli usi e costumi di popolazioni antiche con origini e tradizioni dai significati davvero profondi.